Il comparto ittico Siciliano
La pesca è per la Regione Siciliana ben più che una attività di produzione primaria, essa è una fonte di occupazione e reddito, un volano economico che coinvolge i più diversi settori, dalla meccanica navale alla farmaceutica. Essa è la base della cultura siciliana fin da epoche storiche che sconfinano nel mito, ed ha avuto una così permeante influenza sulle generazioni fino ai nostri giorni. Non è possibile immaginarne il declino e la riduzione a mera azione secondaria, a settore da far sopravvivere malgrado la crescente concorrenza internazionale. La pesca è, e continuerà ad essere in futuro una colonna portante dell’essere siciliani, trasformandosi senza mutare di spirito secondo le nuove opportunità del mercato e facendo proprie tutte le innovazioni vantaggiose che il progresso scientifico e tecnico possono offrire.
L’unione europea ha stabilito una politica comune per la pesca, con lo scopo di sostenere non solo l’intero comparto ma anche la reale capacità riproduttiva delle specie mediterranee utilizzate per il consumo umano. Insieme a misure di supporto, come l’acquacoltura riproduttiva, è stato deciso di regolamentare con estrema attenzione la possibilità per i pescatori di rigettare in mare il pescato di scarto, perché sotto taglia o rovinato dai predatori. Lo scopo è riportare più scarti possibile a terra, dove verranno smaltiti come rifiuti o destinati a nuovo uso come materia prima. Per gli scarti di lavorazione del pescato, a terra o su barca, è previsto il riutilizzo con sistemi innovativi, con l’obiettivo di arrivare in pochi anni ad uno spreco zero, convertendo l’intera quantità di scarti in materie prime di valore commerciale. Il territorio siciliano ospita nei suoi porti, sia nell’isola maggiore che nelle sue numerosi minori, una flotta commerciale che è importante non solo per tonnellaggio ma soprattutto per la sua posizione strategica al centro del mar mediterraneo, ed è quindi un ponte secolare tra popoli e nazioni che appartengono a diverse entità politiche ed economiche. Le nuove generazioni di imprenditori della lavorazione di prodotti agroalimentari hanno ben chiare le possibilità che la valorizzazione della biodiversità, ricerca scientifica, avanzamento tecnologico offrono alla realtà territoriale. L’obiettivo è promuovere esempi di progetti che possono avere una ricaduta strategica per l’economia nazionale, e quindi per il passaggio della regione da area sottosviluppata a forza trainante del bacino mediterraneo.
L’industria di lavorazione dei prodotti ittici: innovazione e rispetto per l’ambiente
Negli ultimi anni l’industria di lavorazione dei prodotti ittici ha affrontato il progressivo ed inesorabile mutamento delle politiche della pesca, con un adeguamento alle norme europee che ha posto in essere l’obiettivo di preservare l’ambiente marino e le specie destinate al consumo umano. La tradizione della lavorazione dei prodotti ittici ha sempre evitato la definizione di scarto, tentando di utilizzare al meglio anche le parti del pesce inadatte all’alimentazione umana, come lische ed interiora, per la produzione di farine animali o di concimi. Tuttavia gli imprenditori coinvolti hanno sempre considerato migliorabile ogni sistema tradizionale e si sono impegnati nel valutare, quantomeno negli ultimi anni, tutte le alternative che permettessero al comparto della lavorazione dei prodotti ittici di adeguarsi alle norme europee traendone il massimo vantaggio economico e di immagine. Si può infatti usare l’obbligo di adeguarsi alle norme europee come spinta verso l’innovazione in tutto il settore dell’agroalimentare, ancorato ad una tradizione millenaria che con difficoltà si integra in un quadro normativo necessario, vista l’inesorabile diminuzione della pescosità nel mar mediterraneo. La necessità di ridurre, fino ad eliminare completamente lo scarto di lavorazione del pescato, spinge tutto il comparto verso l’applicazione di tecnologie che possano dare nuovo valore a tutto quello che di solito viene considerato al meglio, un sottoprodotto. Emerge infatti la consapevolezza che usare tecnologie avanzate permetta non solo di eliminare lo scarto, ma soprattutto di ottenere nuovi prodotti di alta qualità, con un importante valore nutrizionale e salutistico, ed impossibili da ricavare seguendo i metodi tradizionali. Il rispetto dell’ambiente va di pari passo con la possibilità di aggiungere alla propria gamma di prodotti aziendali, nuovi alimenti destinati al consumo umano che accentuano le già note proprietà del pescato mediterraneo e della dieta mediterranea. La nascita di una nuova linea di produzione all’interno di uno stabilimento di lavorazione di prodotti ittici, permette di ridurre sensibilmente gli scarti, cioè tutte le parti del pescato che non possono essere destinate al consumo, introducendo una nuova lavorazione capace di trattare per intero la mole di sottoprodotto nelle sue differenti forme. La considerevole riduzione in volume e peso dello scarto finale, è importante per garantire un approccio conservativo del mediterraneo, ma anche un risparmio su costi di smaltimento e trasporto, oltre che un argomento sentito nelle linee guida dei progetti europei.
“Una cosa ho imparato nella mia lunga vita: che tutta la nostra scienza, commisurata alla realtà, è primitiva e infantile, eppure è la cosa più preziosa che abbiamo.”